La cornice
La cornice ha il compito di racchiudere lo spazio rappresentato dal quadro: un limite verso l’esterno e verso l’interno del dipinto. La vera funzione della cornice la si avverte proprio con la sua assenza. Anticamente la cornice era il frutto del lavoro di molti specialisti che davano vita ad un opera d’arte pronta a contenerne un’altra. La cornice, quindi, non come elemento che completa la pittura, ma come manufatto a sé, bello e importante che completa l’opera artistica e non solo.
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La “cornice d’autore” e i procedimenti d’arte
Le “cornici d’autore” vengono realizzate con gli antichi procedimenti d’arte dove si procede prima con l'ammanitura, che prevede ripetute sovrapposizioni di gesso di Bologna e colla di coniglio opportunamente miscelate e poi con la laccatura con pigmenti naturali e organici e la doratura. L’ammanitura è utilizzata prima della stesura del bolo, processo precedente alla doratura vera e propria. Il bolo, che può essere di vari colori a secondo della provenienza, più conosciuto è quello armeno di colore rossastro, la stessa tonalità che traspare quando le dorature di oggetti antichi realizzati con la tecnica a “guazzo”, ovvero con la foglia d’oro, sono ormai consumate.
Successivamente alla stesura del bolo vi è l’applicazione della foglia d’oro: operazione che richiede esperienza e professionalità in quanto la foglia ha uno spessore sottilissimo che solo toccandola con le mani andrebbe in frantumi.
Lavorando con precisione e perizia su piccole zone, si stende la soluzione, denominata “guazzo”, la quale ha il potere di fissare la foglia al bolo. Una volta realizzata la doratura la cornice appare opaca ed è in questo momento che si esegue la cosiddetta brunitura per rendere brillante e lucente l’oro applicato a foglia, procedimento che si esegue sfregando sapientemente e ripetutamente la foglia con i brunitori. I brunitori sono di varie fogge a secondo se si debba lavorare su fondo liscio, parti tornite, incavi ed intagli, ma tutti in pietra d’agata.
Il sapiente lavoro dell’ebanista
Anche nella lavorazione lignea delle cornici, grazie al sapiente lavoro di un esperto ebanista (quello che anticamente si sarebbe chiamato “maestro del legname”), viene posta molta cura soprattutto nell’assemblaggio degli angoli e nella scelta dell’incastro.
Negli assemblaggi delle “cornici d’autore” dell’”Officina Capitani” raramente si usano chiodi, prediligendo invece, come si faceva anticamente, l’uso di piccoli cunei (spine) in legno per unire le varie componenti.